Al via la stagione del pascolo, Ats incontra gli alpeggiatori

In Valsassina grande interesse per l’incontro dei veterinari con gli allevatori, che si apprestano a portare il bestiame in quota. In primo piano le misure sanitarie per la protezione del bestiame e le regole igieniche per la produzione casearia.

In provincia di Lecco sono quasi 4000, tra bovini e ovicaprini, i capi che ogni anno vengono portati in alpeggio per la stagione del pascolo. Caricare il bestiame in quota durante l’estate è uno sforzo importante per i nostri allevatori, ma ben ripagato: da un lato, consentendo agli animali di nutrirsi dell’erba fresca di prati e maggenghi, garantisce un’ottima qualità del latte e dei formaggi prodotti, vera eccellenza dell’agroalimentare di Valsassina e Valvarrone, dall’altro lato però impone estrema attenzione nella cura e custodia degli animali.

Per questo, alla vigilia dell’avvio questa stagione, finora un po’ avversata da una tarda primavera fredda e piovosa, gli esperti del Dipartimento Veterinario di ATS Brianza hanno promosso nelle scorse settimane un incontro con gli alpeggiatori, tenutosi a Barzio, presso la sede della Comunità Montana “Valsassina Valvarrone Val d’Esino e Rivera”. Presenti i veterinari Fabio Ravanelli, responsabile Struttura Complessa Sanità Animale, Paolo Bianchi, responsabile Struttura Complessa Igiene degli Allevamenti e delle Produzioni Zootecniche, e Roberto Vanotti, direttore del Distretto Veterinario di Lecco.

All’ordine del giorno il Piano regionale degli alpeggi 2024, le malattie emergenti di interesse in alpeggio, e la trasformazione del latte, attività principe della vita in quota durante l’estate.

Grande attenzione è stata riservata ai requisiti sanitari che gli allevatori devono possedere e certificare per ciascun capo, destinato al pascolo: tra questi il vaccino, fornito dal sistema sanitario regionale, contro l’IBR, rinotracheite infettiva del bovino, una malattia virale piuttosto comune tra mucche e vitelli, e suscettibile di diffusione all’interno della mandria. Di qui, in presenza di determinate condizioni, la necessità di proteggere il proprio bestiame con adeguata copertura vaccinale, che la Regione mette a disposizione.

Tra gli altri temi toccati il nuovo piano regionale per l’encefalite della zecca, grave malattia virale che colpisce il sistema nervoso, e i provvedimenti da adottare in conseguenza delle manifestazioni cliniche di questa patologia sui capi.

Oltre alle tematiche prettamente cliniche ed epidemiologiche, una parte significativa, trattata dal dottor Bianchi, ha riguardato il rispetto delle buone prassi e delle prescrizioni igienico sanitarie legate alle produzioni casearie: l’alpeggiatore, che lavora il latte in malga, è a tutti gli effetti un operatore del settore alimentare, e pertanto deve osservare regole precise nella preparazione di burro e formaggi. Durante l’estate, non in chiave repressiva ma con intento di supporto e orientamento, gli esperti veterinari e i tecnici di ATS effettueranno controlli in queste strutture di montagna per verificare la conformità agli obblighi di legge, garanzia per la qualità della filiera del latte, a beneficio dell’intero sistema della produzione e del consumo.

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